OUTDOOR TRAINING CAMPUS

La F.I.S.S.S. (Federazione Italiana Survival Sportivo e Sperimentale) e la capofila I.S.A. (International Survival Association), che possiede e gestisce il Salgari Campus (Centro Outdoor sperimentale e operativo nella collina torinese), hanno iniziato per prime in Italia a collaborare con psicologi comportamentisti e psicosomatici come Enrico Rolla e Alessandro Meluzzi nel settore della formazione aziendale Outdoor. Il primo progetto I.S.A.- Meluzzi “Eustress Executive Program” risale al 1989 e il secondo I.S.A.-F.I.S.S.S.- Rolla “Wild life training” all’inizio del 2000.

Dopo numerose esperienze, sperimentazioni e collaborazioni con importanti aziende come la FIAT che hanno voluto adottare l’Outdoor nell’ambito formativo manageriale, negli ultimi anni l’I.S.A. ha messo a punto dei programmi più agili, economici ed efficaci nel proprio campo attrezzato che mette a disposizione di consulenti e  agenzie di formazione aziendale. E’ un O.T.C. (Outdoor Training Campus).

Oltre alle esperienze tipiche dell’Outdoor adottate in campo formativo (ponti sospesi arborei, arrampicata, allestimento di ripari, zattere, teleferica zip line, guadi, orienteering, ecc.) al Salgari Campus sono stati installati attrezzi particolari, come il labirinto vietnamita e il 3D climbing, atti a testare e sviluppare capacità di adattamento e problem solving. Qui vengono proposti inoltre vari ateliers e laboratori, a scelta dei formatori, che si prestano molto bene a sviluppare il team building in pratiche finalizzate al coordinamento di gruppo, alla gestione e all’economia delle risorse. Tutte le attività proposte, nel loro insieme, sono particolarmente efficaci per incrementare l’immagine di sé, la motivazione, la determinazione, l’assertività, il rapido affiatamento con gli altri partner, la fiducia nel gruppo e il senso della missione collettiva.

Trattandosi di esperienze non proprio banali, che richiedono un certo impegno nel coordinamento, nella manualità, nel rispetto della tempistica e nell’acquisizione di precisi know-how non solamente ludici, il personale del Campus è costituito da tecnici esperti abilitati nei vari settori e garanti non solo dell’esperienza ma anche della massima sicurezza. Sia che il programma riguardi un impiego di energia (es. il fuoco), un recupero-trattamento di risorse alimentari e costruttive o delle procedure di segnalazione rapida, è importante che l’approccio alle attività sia sempre basato sulla consapevolezza e sulla “serietà del gioco”. Le azioni e i risultati specifici che produrranno, al di là della loro natura, saranno facilmente rapportabili, pur in senso metaforico, a quello che nella realtà aziendale normalmente avviene o si può presentare.

Stabilito il progetto formativo sulla base degli obbiettivi e delle aspettative del committente (la regia), i tecnici del Campus informeranno, assisteranno e orienteranno il gruppo di “attori” verso gli obiettivi della rappresentazione. Il set di impianti e la location Outdoor, particolarmente suggestivi e stimolanti, faranno da scenografia a una trama e a un soggetto che si evidenzieranno bene in itinere e richiederanno dal gruppo dei protagonisti solo una certa capacità di immedesimazione per il necessario coinvolgimento (“qui e ora” sarà l’input proposto nel briefing iniziale).

Per ogni attività ed esperienza, l’apprendimento e il know-how saranno minimi o intuitivi e si presenteranno come scoperte per risposte e applicazioni autonome di problem solving, in modo che dopo gli stimoli si manifestino subito le ricompense e il quadro meta-formativo, nel finale, produca il tipico “insight” o intuizione complessiva di tutto il ciclo di apprendimento esperienziale e del funzionamento della dinamica messa in atto.

Il percorso avrà dunque un tipico sviluppo lineare costituito da:.

  1. a) esperienza formativa sul campo (attività strutturate)
    b) presa di coscienza (insight)
    c) elaborazione (feedback)
    d) generalizzazione (tranfert della meta-esperienza nella realtà aziendale)
    e) applicazione (pianificazione corretta di azioni e comportamenti individuali e di gruppo).

Se per assunto si vuole considerare il presupposto che “migliore è l’individuo, migliore è il gruppo – migliore è il gruppo, migliore è l’individuo”, l’O.T.C. che proponiamo dovrebbe avere una metodica adeguata (concertata con i formatori) atta a perseguire i seguenti STEP – OBBIETTIVI:

  1. Iniziazione (intesa come cambiamento di  stato) e “testage” esperienziale
  2. Prassi di adattamento ed “exaptation” (riconversione di risorse proprie o pre-esistenti)
  3. Individuazione ed economia delle risorse esistenti in campo
  4. Problem solving (invenzione e creativita’ in caso di impasse)
  5. Interpretazione delle necessita’ individuali e di gruppo
  6. Gestione e superamento del disagio creato dai limiti ambientali
  7. Risoluzione di complessita’ sociali e cooperazione
  8. Strategia delle scelte e delle azioni basate sulla “intelligenza economica”
  9. Trasposizione e lettura dell’ambiente naturale come metafora di quello aziendale
  10. Perseguimento dell’obiettivo (“qui e ora”) attraverso un ruolo nella missione
  11. Verifica di motivazione, assertività e convinzione
  12. Competitivita’, impiego dell’eccellenza, fiducia nella leadership

I tempi necessari per ottenere tali risultati esperienziali e formativi nell’O.T.C. devono naturalmente essere valutati dai formatori in base alle esigenze aziendali e al budget della committenza. Riteniamo comunque che un modulo giornaliero da svolgersi al Salgari Campus di Torino (o in altra location a scelta) sia sufficiente per la buona riuscita di un Outdoor training di base. Un modulo di due giornate consecutive avrebbe naturalmente maggior peso e garanzia di efficacia, soprattutto per via del maggior impatto psicologico ed emotivo che l’esperienza produrrebbe e dell’incremento di “eustress” positivo.

Oltre le 9 ore di coinvolgimento totale, un gruppo di lavoro necessita però di incentivi e risorse maggiori da mettere in campo. Anche se il Salgari Campus può offrire ospitalità e programmazioni sufficienti per 48 ore, è indubbio che la sobrietà “spartana” dei servizi di accoglienza in questo caso deve essere accettata a priori come “parte del gioco”(superamento del disagio). Diverso sarebbe in altre nostre location disponibili, che per il loro carattere più profondamente naturalistico o esotico sono invece più suggestive e gratificanti anche come “incentive”.

Avendo la F.I.S.S.S. una ventina di consociate su tutto il territorio nazionale e altri campi attrezzati (in zona laghi piemontesi, nell’Appennino tosco-emiliano e in quello meridionale) e perfino una base in Kenya (con costi di trasferimento, ospitalità in resort e logistica molto ridotti) è indubbio che un O.T.C. di tale tipo sarebbe non solo ottimale ma anche più incentivante, ancorché più oneroso in termini di tempi e costi.

Al contrario di quanto erroneamente si pensa, l’avventura della sopravvivenza non richiede preparazioni specifiche, tempi lunghi o tecniche specialistiche. E’ un’esperienza rapida e intensa, non lunga ed estenuante (se si escludono le isole deserte e i naufragi come simulazione), per questo è stata preferita negli outdoor training antesignani e lo è ancora all’estero. Pur non essendo l’unico tema proponibile, è senz’altro il più sperimentato e, a nostro parere, il più efficace.

A titolo puramente indicativo qui a seguito riportiamo un nostro programma base di 8 ore per 12 partecipanti in un O.T.C. al Salgari Campus sul tema” SURVIVING”..

Ore 9 –  Briefing sul programma e sugli obbiettivi a cura del formatore incaricato dal committente e del nostro coordinatore.

Ore 9.30  – Coffee break e formazione di due team assistiti ognuno da un Istruttore esperto del Campus che fornirà brevi ma precise indicazioni  su know-how e criteri di sicurezza (nodi, imbracature, ecc.).ù

Ore 10 – Crossing & climbing test (1° modulo di uscita ed esplorazione dell’ignoto per recupero dell’equilibrio e superamento di fobie). Percorso di iniziazione esperienziale su ponti arborei  -tibetano, tirolese, tailandese e spider 3D-  arrampicata e labirinto vietnamita.

Ore 10.30 – Jumping test  (2° modulo atto a sviluppare la fiducia nel gruppo, l’autocontrollo individuale a la gestione dell’ansia). Caduta di schiena da una grisella sul gruppo o da una stazione arborea con freno a “Y” comandato dal team. In alternativa, o in concomitanza, i team possono cimentarsi nel gioco di ruolo “stop & go”, meno impegnativo e meno ansiogeno poiché si svolge a terra (è volto al medesimo obbiettivo).

Ore 11.30  –  Finding test  (3° modulo dedicato all’acquisizione di vantaggi).
Reperimento di benefit nell’ambiente con sistema a “orienteering” (ricerca tramite bussola con indicazioni di angoli e distanze) o “hunting” (prova “ dinamica” di tiro con l’arco). Richiede brevi e facili istruzioni preliminari per il know-how e il raggiungimento “a premio” di obbiettivi costituiti da generi di conforto subito apprezzabili (alimentari o altro).

Ore 12.30 – Feeding test (4° modulo dedicato all’autonomia e al problem solving).
Autogestione delle cotture solo con le materie prime messe a disposizione e con un fuoco da campo (acceso con tecniche primitive a frizione). I due team si possono sfidare, dopo pranzo, a raggiungere l’obbiettivo della combustione (solo con il metodo a frizione) in un tempo limite di trenta minuti. In alternativa, o in concomitanza, possono cimentarsi in un “warning test” (segnalazioni di soccorso con il fumo nel tempo, limitato e giustificato, di 30 secondi).

Ore 14.30 – Building test   (5° modulo dedicato al saper fare insieme e riuscire a concludere).
Costruzione di riparo collettivo  e/o di zattera. Progettazione, divisione di ruoli, know-how e coordinamento a cura del team-leader (o dell’Istruttore addetto ). Elaborazione ed esecuzione in autonomia a cura del team. Obbiettivo: utilizzare tutte le risorse messe a disposizione (uno schema progettuale e un kit minimo individuale di pali e teli idonei uguale per tutti) senza sprechi e/o al risparmio, per ottenere la massima efficienza e il massimo comfort attraverso un impegno cooperativo, ma nel rispetto degli input progettuali e dei tempi imposti.

N.B. Se l’obbiettivo scelto sarà il risparmio delle risorse, il gruppo dovrà dimostrare anche capacità di problem solving e creatività, non solo abilità esecutive. Per la realizzazione dei vari manufatti a scelta, progettati per team di sei/quattro/tre persone, occorrerà solo un breve breafing di istruzione preliminare per il know–how dei pochi nodi necessari alle legature.

Ore 16 – Delivering test (6° fase finale e liberatoria di ”uscita e salvezza” su “zip line”). Discesa su una lunga teleferica manuale e successivo disimpegno. Pur essendo facile e sicura, richiede un po’ di coraggio e capacità decisionale al momento di lanciarsi. Il volo di quasi 100 metri è davvero emozionante ed entusiasmante. Lo scopo è verificare l’efficacia della determinazione e generare autostima. E’a disposizione anche una zip line più corta (30 metri).

Ore 17 – Debriefing eventuale, a cura dei formatori. Brindisi finale e congedo